Il Piano d’azione

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Articolo di Francesca Curi
Counsellor professionista CNCP
Life Coach AICP

action-plan

La creazione di un Piano d’azione inizia con avere in mente un fine, una visione, un obiettivo. Il suo scopo è quello di portare dallo stato attuale allo stato desiderato cioè al compimento del obiettivo dichiarato. Il Piano d’azione è uno scambio tra le domande del coach e le risposte del coachee, lungo la strada che porta all’autodeterminazione. E’ un momento fondamentale, un’assunzione di responsabilità del coachee, che individua, con l’alleanza del coach, tutte le azioni da fare per il raggiungimento dell’obiettivo. Il ruolo del coach in questa fase è ascoltare in modo attivo il coachee, aiutandolo con domande chiare, (aperte o  chiuse), che servono a focalizzare tutti i passi da compiere per il raggiungimento dell’obiettivo.

Il successo di una buona sessione di coaching non dipende da raggiungimento direttivo e “forzato” dei risultati, ma dalla crescita della consapevolezza del coachee, vale a dire autodeterminazione, responsabilità, Eudaimonia (dal greco, buona realizzazione del proprio spirito) del coachee. Si utilizzano domande potenti (powerful questioning), vale a dire domande efficaci, che accompagnano il coachee nel cammino di crescita e sviluppo personale. Il coach deve rimanere focalizzato sulla narrazione del coachee,  nella posizione io sono ok e  tu sei ok. Coach e coachee sono compagni di viaggio, ambedue sono sullo stesso livello.

Il Piano d’azione può essere all’inizio generico e crescere man mano fino a raggiungere livello dello stato di Eudaimonia, per diventare un Piano d’azione smarter, vale a dire

specifico (definito, chiaro, concreto)

misurabile (monitorato, misurato)

attuabile (realistico)

raggiungibile (rilevante, importante, stimolante, funzionale, utile)

temporale (definito nella tempistica)

ecologico (coerente con l’ambiente l’identità e i valori personali)

registrato (scritto e quindi responsabilizzante).

Gli indicatori di riuscita sono le tappe intermedie dell’obiettivo, ognuna di queste tappe sancisce un passo di avvicinamento all’obiettivo finale. Bisogna poi verificare le aree di incidenza, cioè le aree che andrò a impattare per raggiungere l’obiettivo, le azioni (ostacoli /alleati o facilitatori), le barriere da superare e le persone/cose che mi aiuteranno.

In conclusione: il Piano di azione scelto è sviluppato dal coachee con momenti di monitoraggio condivisi con il coach. Il fatto che il coachee sia consapevole di volersi mettere in gioco è l’ espressione del raggiungimento dell’ Eudaimonia.

Per creare un Piano d’azione si parte da una sorta di checklist fatta in vari punti.

  1. Crea un Piano d’azione. Mentre lavori al tuo Piano d’azione è utile prendere appunti riguardo ogni informazione o passaggio per organizzare i vari aspetti del Piano. Ecco un elenco di possibili sezioni utili (da raccogliere in un classificatore): idee e annotazioni varie, programma giornaliero, programma mensile, tappe intermedie, ricerche, persone coinvolte, contatti.
  2. Decidi chiaramente che cosa vuoi. Più l’obiettivo che vuoi raggiungere è vago , meno efficace risulterà il Piano d’azione.
  3. Sii specifico e realistico. Nell’elaborare il Piano d’azione avere un obiettivo ben chiaro è solo l’inizio. Quindi bisogna accertarsi che il Piano di lavoro, i traguardi intermedi e finali siano concreti e raggiungibili. Questo serve a prevenire lo stress che di solito accompagna i progetti quando non si rispettano le scadenze.
  4. Fissa dei traguardi intermedi misurabili Ogni tappa segna un punto significativo lungo la strada che porta alla meta finale. La migliore strategia è partire dalla fine, per organizzare traguardi intermedi andando a ritroso verso il presente. Fissare delle tappe ci aiuta a rimanere motivati: dividere il lavoro in piccoli compiti li rende tangibili e ci rende più soddisfatti per ciò che abbiamo fatto fino a quel momento. In generale meglio fissare un traguardo ogni due settimane e non stabilire tappe intermedie troppo distanti o ravvicinate tra loro. Ad esempio per una tesi si può usare come traguardo intermedio un certo numero di parole scritte, ricompensandoci ogni volta che ne raggiungiamo uno.
  5. Dividi i compiti più impegnativi in singole azioni che sono più facili da gestire. Ad esempio per alleggerire il carico di una tesi puoi dividere il lavoro in tre parti (ricerca analisi scrittura del testo
  6. Prepara un elenco delle attività programmate fare una lista delle cose da portare a termine per raggiungere varie tappe è utile ma è indispensabile anche aggiungere le scadenze temporali associate ad azioni specifiche che dobbiamo compiere
  7. Fissa una scadenza per ogni attività Se non metti il termine temporale specifico ogni attività rischia di espandersi in modo indefinito occupando tutto il tempo a disposizione e quindi alcuni compiti potrebbe rimanere non conclusi
  8. Costruisci una rappresentazione visuale del tuo Piano d’azione. Una volta fissate le scadenze, il passaggio successivo consiste nel creare una rappresentazione visiva della strategia (ad esempio si può usare un foglio elettronico, un diagramma di flusso, un Gantt o il tipo di strumento che preferisci). L’ideale è appendere la rappresentazione visuale su una parete della stanza dove studi o lavori.
  9. Man mano che progredisci spunta le cose già fatte: questo dà un forte senso di soddisfazione aiuta a mantenerci motivati e ci dà una visione chiara del buon lavoro svolto fino a questo momento
  10. Non fermarti fino a quando non hai raggiunto l’obiettivo finale. Il passo successivo è fare ogni giorno quello che serve per raggiungere la meta finale senza arrendersi: se necessario rivedi le scadenze.

 

Per approfondimenti: www.formazioneconsulting.com / news@formazioneconsulting.com

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